IL TRILLER...UN PICCOLO ASSAGGIO
L'ascensore tardava ad arrivare. Fratta incominciò a
spazientirsi.
Da quando tempo stava lì fermo ad aspettare?
“Ascensore! Ascensore! Volete lasciar libero questo
maledetto ascensore?”, gridò, sorpreso lui stesso per aver avuto quella
reazione così sproporzionata.
Prima non aveva mai perso le staffe, lui che era un uomo
dabbene e educato.
George si accorse di aver dimenticato la borsa nella
macchina, ma non volle andare a prenderla.
C'era molto silenzio in quello stabile, si sentiva solo il
rumore del vento e ogni tanto il rumore forte di qualche saetta che veniva giù
dal cielo.
Sembrava che in quello stabile ogni piccola attività umana
si fosse fermata.
Nessuno scendeva dalle scale o faceva rumore.
Non c'erano le grida festose dei bambini, neanche gli
animali davano un segno vivente. Niente...non si sentiva assolutamente niente.
Fratta voltò le spalle all'ascensore. Avvertì che l’assenza
totale di rumore era perlomeno strana.
Quando si rigirò, vide l'ascensore già con le porte aperte;
non si era per niente accorto del suo arrivo.
“Ah... finalmente!” esclamò mentre entrava nella cabina.
George si fermò di colpo, come se fosse stato preso da
chissà quale presentimento.
Aveva paura.
Paura di cosa?
Cosa lo aveva spaventato?
La luce... Sì, era stata quella strana luce che stava
all'interno della cabina, che lo aveva fatto di colpo fermare.
Era quel silenzio che lo spaventava.
Anche l'ascensore si era presentato senza fare alcun rumore.
Strano! Era tutto così strano.
Eppure era l’ascensore che aveva preso tante volte.
Perché allora Fratta aveva paura di entrare?
Cosa mai gli poteva succedere?
L’ascensore aveva qualcosa di sinistro e diabolico.
“ Sto incominciando a dare i numeri. Adesso ho paura perfino
di entrare in un normale ascensore. Mi sa tanto, mio caro George, che faresti
bene ad andare da un buon psicologo per una controllatina al cervello.”, si
commiserò.
Quando mise il piede nel vano della cabina, George sentì un
rumore.
Cos'era?
Era il pianto del bambino della signora del primo piano.
Si rincuorò nel sentire quel grido di vita ed entrò deciso.
Quello era un ascensore lento con velocità di 0,4 m/s; la
cabina era molto spaziosa e vi potevano agevolmente entrare più di cinque
persone, da un lato della parete dell’ascensore c’era uno specchio grande,
azzurrognolo, all’altro lato c’era la pulsantiera e sopra in alto la luce.
Quella luce era forte, abbagliante. A George sembrò di
vedere attraverso la lamiera, le mura della tromba dell'ascensore.
Quando schiacciò il pulsante numero tre, gli sembrò di aver
toccato il capezzolo di una donna in carne.
Ritirò impaurito la mano, poi capì che si stava lasciando
suggestionare: tutte quelle stranezze erano da addebitare alla giornata
stressante che aveva avuto.
Aspettò che la porta si chiudesse ma non succedeva niente.
Sentì per l'ultima volta il pianto del bambino, poi più
nulla.
Si spaventò, poi si rassicurò nel sentire il caratteristico
rumore del motore che si metteva in moto; silenziosamente le due parti della
porta della cabina incominciavano a muoversi l’una verso l'altra. Quando si
toccarono ci fu un grande rumore.
Ora l'ascensore poteva finalmente iniziare la sua corsa.
Dove stava andando George?
A casa! Stava tornando da sua moglie Susan. Era in un
l'ascensore, non in un treno per destinazione l'inferno.
George si guardò allo specchio per impegnare quei pochi
secondi, che l'ascensore avrebbe impiegato per arrivare al terzo piano.
Si aggiustò la cravatta e si passò una mano nei capelli.
“Stai invecchiando mio caro... George. Guarda che occhiaie e
quanti capelli bianchi.“, imprecò contro se stesso a bassa voce.
George era longilineo e aveva le spalle larghe ,era un po'
scuro di carnagione e aveva gli occhi a mandorla. Non era giapponese.
Che cosa stava accadendo?
Perché l'ascensore impiegava tanto tempo per arrivare al 3°
piano?
Erano già passati più di cinque minuti che lui era entrato
in quella maledetta scatola metallica.
L'ascensore continuava a salire, non si fermava mai, anzi la
sua velocità aumentava sempre di più fino ad arrivare a 7 m/s.
Com'era possibile?
Di colpo ci fu una veloce decelerazione e alla fine
l'ascensore si fermò. Fratta aveva notato che
andava troppo veloce, mai però avrebbe immaginato che l'ascensore fosse
andato a quella folle velocità.
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