martedì 27 gennaio 2015

ECCOVI Donne Cortigiane e Regine


PRESENTAZIONE: Da Maria Antonietta a Greta Garbo. Da Messalina a Lucrezia Borgia. Tutte le donne che hanno avuto un vita tormentosa, affascinante e a volte tragica.Anita Garibaldi ci parlerà del suo amore per Giuseppe che la porterà a seguirlo in Italia. Cleopatra analizzerà la sua vita e la necessità di essere malvagia e crudele tanto da spingerla ad uccidere sua sorella. La contessa di Castiglione spiegherà le ragioni che l'hanno spinta ad essere una cortigiana così come la marchesa di Pompadour , relazionerà la sua abilità di rimanere comunque la favorita del re nonostante ci fossero giovine donne decise a prendere il suo posto. Della Gioconda ammireremo la sua compostezza e il suo modo di essere una donna al cospetto di Leonardo mentre dipinge il suo ritratto. Elena di Troia ci dice che fuggire con Paride a Troia è stato l'unica cosa saggia che ha fatto nella sua vita e di non avere alcun rimorso per le migliaia di morti per causa sua. Le relazioni, i reportage le interviste con queste donne famose di ogni epoca ci portano a spaziare in ogni tempo con la convinzione che se vuoi spiegarti il presente si deve sempre guardare al passato.

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STRALCIO  1 LA GIOCONDA
“Io sono Lisa ma per tutti voi sono la Gioconda. Solo perché ho sposato Francesco del Giocondo. Una famiglia allegra e gioconda, quindi.
Ricordo ancora la prima volta che vidi Leonardo:il 15 aprile del 1503 Eravamo nella mia stanza di ricevimento al primo piano di un nostro palazzo. Il maestro mi guardò, anzi mi fissò per un bel po’ di tempo; poi si avvicinò a mio marito e gli disse che dovevo provvedere a togliermi un po’ di peluria sotto il mento e di non ingrassare più di tanto. Ritornò  da me e mi chiese di mettermi a sedere. Mi corresse la posizione delle braccia e sorrise, poi tirò fuori il telefonino e fece un self  con lo specchio davanti. Se fate delle ricerche in archivio, troverete me sorridente con Leo.La foto mi fu fatta da uno di voi che veniva dal futuro”, dice la Gherardini con voce calma e intonata.
“ Mi scusi Madonna Lisa, era necessario. Dovrò vedere i lineamenti, le proporzioni” , si scusò Leonardo, poi con il capo abbassato andò via.
Ecco, ci siamo la Gioconda ha parlato. Voi la vedete muta che vi scruta con i suoi occhi come se dovesse nascondere un segreto. Invece io ho sentito la sua voce.  
“Sono nata a Firenze e sono una nobildonna
“ Questo lo sappiamo. Lei appartiene a una famiglia nobile”, intervengo.
“ Sono una Gherardini. La mia famiglia era ricca. Al tempo in cui mi sposai avevamo perso un po’ della ricchezza  ma ne avevamo abbastanza per poter vivere di rendita. Feci un buon matrimonio, tanto che balzammo dal 100° al 50° posto dei più ricchi di Firenze
“ Chi era il primo a Firenze?”, mi scappa di chiedere.
“ Io non lo so. Provi a consultare la classifica annuale di Forbes e lo saprà”
“ Non si arrabbi, la prego. Era un modo per stemperare un po’ la tensione di questo incontro. Continui.”
Molti dei giovani della vostra epoca pensano all’amore. Che stupida ed illusa gente! Il Colonnello Musaccio diceva sempre alle sue figlie : donne e non mignotte, con ripassi di giovani e vecchi intellettuali in modo da ringiovanire la mente ed il corpo ma pronti a sposare il conte.
E la verginità sfiorita, direte voi? Rifiorirà con la cura del Mago Orzoe che nel momento del possesso abbaglierà la vista e i sensi dello sposo”, dice tutto d’un fiato.
La osservo e non la interrompo. Lisa beve un bicchiere d’acqua. Mi sorride e continua.
Ho avuto cinque figli. Non so se ,quando Leonardo mi dipinse, ero incinta o appena partorito
“ Lo sa che quel dipinto ha un valore astronomico?”, riferisco.
“ Sì. Lei, messere, pensa che potrei chiedere i diritti d’immagine. Sono sicura di non averli mai ceduti”, chiede.
“ Forse, la procedura è un po’ lunga ma con un buon avvocato qualcosa potrà ottenere”
“Oh, gli avvocati! Nessuno della mia discendenza potrà chiedere qualcosa anche perché
il ramo toscano dei Gherardini si estinse con la morte di Fabio , ultimo nobile della famiglia in Toscana, si rammarica.
“ Però Leonardo vi ha regalato l’eternità, la popolarità. A proposito com’era dal vivo?”, chiedo.
Lisa non risponde subito. Gira per la stanza e si siede.
“ Enigmatico e misterioso. Penso che allora  non aveva molto lavoro per questo accettò di fare il ritratto. Intanto non prendeva la disoccupazione e pensava ai suoi studi sugli uccelli. Una volta mi confidò che sarebbe riuscito a volare”
“ Ma non c’era qualche magnate che lo sovvenzionasse?”
“A quei tempi c’era fame e carestia. I grandi mecenati erano del tutto spariti. Non c’era, insomma un Aurelio (n.b. presidente del Napoli calcio) che mette mano alla sacca e fa risorgere un club fallito”
“ Come siete venute a contatto con questo grande artista? Suo marito conosceva Leonardo o era un suo lontano parente?”
“ Niente di tutto questo. Semplicemente andammo ad abitare vicino alla casa di Piero da Vinci in via dei Pepi  nei pressi della Basilica di S. Croce Non so il motivo o la causa per cui mio marito commissionò il dipinto né quanti fiorini dette in acconto. Ci furono delle incomprensioni, dei contrattempi . Una volta il maestro ci lasciò per una settimana per rispondere ad una chiamata di lavoro a Milano . Sa come fanno i giovani d’oggi. Partono con quei pochi soldi e vanno a Milano come se lì stessero tutti ad aspettarli. Anche allora era un polo d’attrazione lavorativo. Alcuni raccomandati ottengono il lavoro, altri ritornano a casa senza soldi e disperati”
“ Lei, quando si sposò, era Vergine?”
Lisa mi lanciò un’occhiata di fuoco. Se avesse potuto mi avrebbe incenerito all’istante ma non lo fece. Cercò di mantenersi calma anche se aveva un tremolio alle mani. Si allontanò da me e mi voltò le spalle. Andò vicino alla finestra. Guardò fuori e disse: è una splendida giornata di sole.
Non replicai. Continuai a guardarla negli occhi. Attendevo una risposta.
“ No. Non ero vergine”, dice con un velo di lacrime negli occhi. Pensò che la sua immagine venisse sporcata agli occhi dei posteri. Non per questo si sottrasse e continuò a parlare.
“ Ero appena una bambina ma lui mi sembrava bello, forte e affascinante. Lui era Giuliano, figlio di Lorenzo il Magnifico. Avevo allora solo 13 anni”
“ Ci furono delle conseguenze da questa relazione?”
“ Lei, messere, certamente vorrà sapere se sono rimasta incinta. Sì. Rimasi incinta. In questi casi l’uomo è il primo a scappare, proprio come succede nella vostra società. Per fortuna o sfortuna abortii. La mia posizione di donna nella società fiorentina poteva a momenti precipitare al rango di una prostituta di strada , anche se erano stati messi a tacere con cospicue somme di denaro  tutti quelli che erano a conoscenza della faccenda. Mio nonno che aveva da subito percepito il pericolo cercò in poco tempo un uomo da sposare. Non importava se vecchio, se vedovo, se orbo o sciancato. Così all’età di 15 anni andai in sposa a Francesco del Giocondo, divenendo la sua terza moglie. Lei si domanderà chi era Francesco e come era stato trovato in così poco tempo. Lei sa bene che quando succedono di questi casi la soluzione è all’interno della famiglia. Certamente non tra consanguinei. Orbene, Francesco aveva sposato Camilla di Mariotto, figlia di mio nonno.
Francesco, mercante di seta, era vedovo e non avrebbe rifiutato mai una carne giovane e fresca anche se usata. Sempre giovane ero. Inoltre lui ebbe  dei vantaggi perché il nome dei Gherardini era nobile ed antico.  Il nome della casato lo portò ad essere eletto come uno dei   Dodici Buonomini  della Repubblica Fiorentina e poi venne eletto Priore”
“ Quindi nella sua vita lei è stata solo con Giuliano e Francesco?”
“ Perché lei pensa che ce ne potessero essere altri, non menzionati nelle cronache rosa della città di Firenze? Se anche ci fosse stato un solo altro uomo nella mia vita io non lo rivelerei mai. Purtroppo ho avuto ben altri problemi in famiglia che mi hanno fatto venire un ulcera gastrica”
“ Quali? I suoi figli?”
“ I maschi non mi hanno dato eccessivi problemi, purtroppo  Camilla e Maria, sì”
Resto muto. Vedo con i miei stessi occhi il dolore e il dispiacere sul volto di Monna Lisa.
“ Entrambe si sono fatte suore. Camilla prese il nome di suor Beatrice ed entrò nel convento di Santo Domenico del Maglio .Era giovane”
Lisa abbassa il capo e piange.
“ Qualche delusione d’amore?, chiedo.
“ Di più, molto di più. E’stata con molti uomini –piange, poi si fa forza e continua a parlare- L’hanno vista mentre faceva all’amore con due uomini. E questo non sarebbe nulla se l’avesse fatto con persone della sua stessa età Invece era vecchi. Erano tutti vecchi quelli che hanno fatto l’amore con lei.  Non c’erano soluzioni, né si poteva tentare di farla maritare con un vedovo malandato: era stata molto usata. Andò in convento. Morì a soli 18 anni”
“Per me questa storia non è verosimile. Forse sono leggende o dicerie. Si sa, la gente tenta ad ingigantire. Ci sono stati casi di persone che si sono uccise travolte da scandali, menzogne e dicerie. Nella nostra epoca non succede più. Ci sono donne di rara bellezza, di ceto sociale elevate che hanno fatte le prostitute per provare nuove sensazioni. Scoperte. Non si sono vergognate anzi hanno loro stesse attaccato chi le giudicava dicendo semplicemente che chi era stato con loro non era costretto da nessuno. Ed l’hanno pure pagata per fare l’amore. E il politico scoperto per tangenti? Semplicemente dice che pagherà per quello che ha fatto e restituirà quanto preso. Patteggerà la pena e vivrà felice e contento. E’ evidente che la cosa è riferita all’ ultima tangente, le altre sono andate in prescrizione”
“ Lei dice. Forse siamo stati bigotti. Ma quella era la nostra epoca e non potevamo fare altrimenti. Penso che il suo tempo per stare qui con me sia finito”
“ Sì. Una curiosità: lei ha visto il dipinto di Leonardo, finito?”
“ Macché! Il maestro andava e veniva. Non è stato mai professionale, preciso. Aveva mille cose da fare. Ma se avessimo messo una penale per il ritardo della consegna dell’opera forse  il quadro La gioconda sarebbe rimasto in Italia e la fila che si fa ora al Louvre  l’avrebbero fatta a Roma. Molti critici hanno detto che il quadro non rappresentava affatto una donna ma un maschio o un ermafrodita. Forse tenendo conto dell’omosessualità del Maestro. Invece sono io”
 “ Lei, Madonna Lisa, è morta il 15 o il 14 luglio del 1542 ed è stata seppellita in Sant’Orsola. Lo sa che stanno facendo degli scavi per trovare qual’é il suo corpo. Con il Dna ci riusciranno”
“ Dna? E cosa è? Comunque i morti sono morti anche se non vi biasimo per la Vostra ricerca del mio corpo. In fondo sono stata comunque nella storia di ognuno di Voi”
“ La ringrazio per l’intervista. Di lei serberò un dolce ricordo”
“ Addio, messere”
La luce si spense. Monna Lisa non c’era più.


2 ANITA GARIBALDI

“ La mia è stata una vita breve, ma quante soddisfazioni! Aver preso per amante e poi per marito don Peppino Garibaldi è stata davvero una fortuna. Voi non riuscite ad immaginare quanto era bello, quanto era forte e quanto fosse macho nel fare all’amore”, esordisce Anita.
“ Siamo contenti per Lei. Le generalità, prego”
Anita mi guarda stupefatta come se volesse dire: ma che sei stronzo?
“ Non capisco. Ma che è un quiz? Lascia o raddoppia o la ghigliottina? ”
“ Lo chiedo per loro,i miei cinque lettori come si vantava di dire Manzoni, ben sapendo che ne avrebbe trovati migliaia. Non tutti hanno studiato. Forse sanno solo leggere”
“E va bene. Facciamo quest’altra stronzata. Sono nata a Morrinhos nello stato brasiliano”
“ Ah, brasiliana! Allora sei pure bona!”
“Fai meno lo stronzo. Non c’è trippa per gatti. Penso di essere stata chiara. Riprendiamo. Il mio nome completo è Ana Maria de Jesus Riberio da Silva. A Troisi, lo so, non sarebbe piaciuto questo nome lungo ma tant’è. Sono nata il 30 agosto del 1821 in una famiglia numerosa. Mamma si è data da fare. Sono la terzogenita di 10 figli. Mi sono sposata a 14 anni con Duarte.  Eravamo alla fame. Mio padre è morto presto e così anche tre dei miei fratelli. C’era necessità di sfoltire la truppa. Tutte le figlie maggiorenni mia madre le ha date in sposa”
“Come è stata la sua vita con Duarte?”
“ Normale. Senza infamia e senza lode. Lui la prima cosa che ha fatto è stata quello di mettermi subito incinta.  Mi piaceva Duarte. In verità sono stata bene con lui anche se spesso si tirava la cinghia: non arrivavamo mai alla fine del mese. Abbiamo cercato di fare economia: prendere i cavalli lo stretto necessario, e per secondo non comprare la gazzetta brasiliana la Domenica. La situazione del paese non era pacifica; c’era sempre qualcuno che voleva giocare a far guerra. Duarte si dava da fare ma quello che portava a casa era una miseria. Abbiamo fatto altri tagli: niente vestiti, niente villeggiatura ed abbiamo limitato le uscite del sabato sera. Solo una in un mese. Qualcuno ci ha promesso un sussidio di 80 euro al mese. Abbiamo controllato se entravamo nella fascia di assistenza ma ,non avendo alcun reddito, non c’erano le condizioni per avere questo sussidio. In pratica se sei un nullo facente: zero denero hai e zero denero puoi avere. Norma distorta ed aberrante. Ho proposto allora a mio marito di spostarci in un altro posto, di emigrare negli States.  Duarte mi ha fatto notare che lì almeno avevamo una casa e che non era il caso di spostarci. Poi è arrivato Giuseppe e tutta questa miseria di colpo è svanita”
“ Vi ha dato dei soldi, forse?” chiedo sommessamente.
“ Macché! Anche lui era messo male. Era venuto in Brasile per sfuggire alla condanna di morte per aver aderito alla giovine Italia di Mazzini. Mi sa che ha fatto qualche altra cazzata. Magari qualche attentato. Lui dice che era repubblicano ma che alle volte di fronte a certi scenari bisogna avere anche la capacità di cambiare bandiera. E qui subito si è messo al comando di una corazzata per rendere indipendente lo stato di Santa Catarina dal governo centrale brasiliano. Ma la situazione per lui si è fatta complicata ed è stato costretto a lasciare subito la città di Laguna”
“ Allora lei , che non vuole assolutamente perderlo , abbandona suo marito e lo segue nelle sue avventure”, la interrompo.
“ Esatto. Lei mi dirà che dovevo essere stupida e deficiente per fare questa scelta azzardata. Ma era l’amore e lo spirito di avventura che mi ha trascinata a seguirlo nelle sue battaglie”
“ Infatti, nel 1840 lei con Giuseppe partecipa alla battaglia di Curitibanos, dove lei viene fatta prigioniera e Garibaldi risulta morto in battaglia”
“ Non era vero. Lui ha cento vite, in quanto a me riuscii a fuggire a cavallo nonostante fossi incinta di sette mesi. Il 16 settembre del 1840 nasce il nostro primo figlio che chiamammo Menotti. La nostra situazione economica diventava giorno dopo giorno  sempre più pesante. Molti ci hanno offerto dei soldi ma Peppino li rifiutò. Ci trasferimmo in Uruguay, il paese del matador Cavani. Lì facemmo altri tre figli. In pratica più stavamo in miseria e più facevamo figli. Non ci siamo mai limitati anche perché non c’era la pillola anticoncezionale”
“ Tra figli da curare e battaglie non si capisce un cavolo anche perché il generale non è uno che si sta con le mani in mano. A Milano c’è lo scoppio dei moti risorgimentali e Peppino c’è. La Repubblica Romana è in pericolo e Peppino c’è”, informo.
“ Voglio precisare che c’ero anch’io. Non potevo stare a casa a fare la calza mentre mio marito rischiava la vita”, dice Anita.
“ E allora persa Roma, volete raggiungere Venezia. Anche lì la Repubblica era in pericolo. Purtroppo il cammino era lungo e difficile e lei prende la malaria. Una malattia, a quell’epoca devastante. Nonostante questo, lei è decisa a proseguire il viaggio”
Anita ha le lacrime agli occhi. Con il gomito tenta di asciugare le lacrime. Ha la visione dei quei momenti. Lei distesa sul letto e l’amato accanto mentre intorno c’è guerra e confusione.
“ Ho vissuto e ne è valsa la pena anche se non sono riuscita a vedere l’Unità d’Italia. La mia vita è stata comunque bella. Ho amato e riamata Giuseppe, il mio grande  amore. Ho avuto figli ed ho visto l’Italia” dice Anita.CONTINUA SU AMAZON.IT  UN PICCOLO ACQUISTO VI ALLUNGA LA VITA
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venerdì 9 gennaio 2015

SIGNORI E SIGNORE PER VOI UN ANNO UN GIORNO

E con vero piacere che vi presento uno stralcio di Un anno un giorno buona lettura.

Un anno, un giornoRoberta arrivò alla sede della radio Mnemosin verso le otto di sera.
Era il 3 luglio e c’era un gran fermento di gente per la strada. Colpa della partita di calcio, che da lì a una mezz’ora si sarebbe giocata allo stadio S. Paolo di Napoli: Italia – Argentina, semifinale del Campionato mondiale di calcio.
La porta era aperta. Chiamò varie volte e, non ricevendo risposta, entrò.
Una giovane, che stava lavando il pavimento, chiese chi fosse e cosa cercasse e, senza aspettare alcuna risposta, disse di ripassare il giorno dopo, dato che la radio stava chiudendo.
“  Sono Roberta. Ho chiamato prima “, disse a bassa voce.
Edwige si scusò per non averla riconosciuta e ,dopo essersi tolta i guanti di gomma, allungò una mano per salutarla.
Quando le aveva fissato l’appuntamento, Edwige non pensava che questa Roberta avrebbe realmente rispettato l’impegno.
Edwige si occupava della pulizia dell’appartamento, dove c’era la sede della radio; faceva la segretaria, selezionava i dischi da trasmettere, stilava i programmi e di tanto in tanto aveva l’onore di andare in onda con qualche suo programma.
Non aveva una paga sindacale, né un contratto, ma era l’unica, tra quelli che lavoravano alla radio, a prendere dei soldi: centomila lire al mese.
Gli altri conduttori lavoravano per hobby o per passione.
Per loro la radio era un ottimo sistema per avere contatti con l’altro sesso; in pratica si riusciva sempre a cuccare.
King era uno di questi conduttori. Capelli ricci, fisico asciutto e prestante, una voce simpatica ed un modo davvero infallibile nello stabilire il contatto con una donna: un casanova.
“Ciao! Mi chiamo Giorgio. Sono il dj King “, disse, quando Roberta entrò nello studio di registrazione.
Giorgio continuò ad armeggiare vicino al registratore a bobina: doveva mandare in onda la registrazione del programma che avrebbe impegnato il tempo fino alla mattina seguente.
C’era il rischio che il nastro s’impigliasse o che il registratore andasse in blocco. Per questo motivo controllava che tutto fosse a posto, se succedeva qualche guaio la radio rimaneva muta per tutta la notte.
Quando  ebbe finito, poté dedicarsi a Roberta.
“  Mi deve scusare. E’ capitata in un brutto momento. Ora, però, è tutto a posto “, disse King , mentre scrutava con occhio indagatore la donna dalla testa ai piedi.
“  Già “, rispose .
Roberta aveva preso dal suo scaffale un bel po’ di dischi: quarantacinque e trentatré giri. Li aveva messi in una busta e li aveva portati lì  per prestarli alla radio. Il fiore all’occhiello era rappresentato da un quarantacinque giri dei Silver Beatles, comprato al mercatino delle pulci, praticamente introvabile: un pezzo raro.
Aveva deciso di dare una mano alla radio Mnemosin, di conoscere Edwige e di parlare con quel chiacchierone di King, ora che il problema del film era stato un po’ allontanato.
Infatti l’agente della casa cinematografica, intuendo che Roberta avrebbe deciso per il no, le aveva dato tempo. Poteva dare una risposta definitiva ai primi del mese di settembre.
“Le darei certamente tutto il tempo che vuole, considerato la sua gentilezza per averci portato queste rarità, ma la prego di capire.”
S’interruppe. La osservò. Roberta sorrise. King continuò.
“ Io non so se lei è una tifosa o è appassionata del gioco del calcio. C’è l’Italia in televisione. Dobbiamo andare a casa di un nostro amico a vedere la partita. Viene anche Edwige. Perché non viene anche lei? “, chiese King, concitato e nella speranza che dicesse di no.
Ed invece Roberta accettò, anche se sapeva bene di essere un’intrusa, anche se sapeva che si sarebbe trovata a disagio a contatto con tutti quei ragazzi.

Volle provare. Per una volta volle dare ragione al suo istinto, volle abbandonare quella sua logica perbenista che le faceva fare solo azioni equilibrate e razionali.
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domenica 4 gennaio 2015

LE REGINE DA ELENA DI TROIA A MARIA ANTONIETTA

PRENOTA Donne cortigiane e regine

questo è il complemento BUON DIVERTIMENTO



ELENA DI TROIA
Al Bar del Corso in una stradina laterale aspetto che il cameriere mi serva al tavolo un cappuccino, senza schiuma, senza zucchero,senza cacao ma un po’ caldo.
“Ecco il suo cappuccino. E’ come lei ha ordinato” dice la cameriera con una chioma bionda e un viso angelico.
Non alzo lo sguardo. La cameriera rimane lì ferma davanti a me, quando …
“ Io sono Elena. La sfascia famiglie. Per me sono morti migliaia di persone


CLEOPATRA
Nel porto di Anzio  c’è una nave che aspetta qualche personaggio importante per portarlo in Oriente.
E precisamente ad Alessandria. Cleopatra scende dalla carrozza. C’è uno stuolo di persone che l’accompagna, la protegge e la coccola. Sta per avviarsi verso la nave quando volge lo sguardo e si ferma a guardarmi.
“ Ehi, romano! Che ci fa lì? Non era me che voleva incontrare?”, grida.
“ Sì. Volevo incontrarla. Parlarle, ma non qui. Ci vediamo a Formia. Lei pensa che può fare una sosta lì ad due passi dalla maga Circe”, le domando.
“ Ci proverò, mio signore. Ci proverò”,dice facendo un inchino.


LUCREZIA BORGIA

“La mia vita è un casino. Non riesco a riparare, non riesco a congiungere, non riesco a vedere il male e vengo trascinata nel fango da un padre maestoso e da un fratello arrogante e senza scrupoli. Io sono Lucrezia, Lucrezia. Sì. Sono una Borgia. E allora secondo voi sarei anche io un assassina. Dunque voi mi associate ai miei cari e vorreste che io fossi come loro. Non vi è mai venuto il sospetto che io sia una vittima. Hanno detto di me tante bugie e nefandezze”
L’attrice  si inginocchia sul palcoscenico, si porta le mani sul viso e piange.
Il pubblico applaude.
Anche la donna che si trova al mio fianco si commuove.
“Dobbiamo andare via. Dove preferisce incontrami: a Roma o a Ferrara?”
“ A Roma. Ci vediamo a Roma”, le rispondo.


MARIA ANTONIETTA

Nel pomeriggio di una calda  giornata estiva mi avvio con passo svelto verso il parco della reggia di Versailles . Arrivo nei pressi del lago e vedo Maria parlare animatamente con alcune damigelle. Quando mi vede mi lancia un sorriso, poi mi viene incontro.
“ Benarrivato Monsieur. La stavo aspettando”, mi saluta, facendo un inchino.
“ Grazie dell’accoglienza. Lei, maestà, è sempre così squisita. Il re dov’è?”, chiedo.
Antoniette si guarda intorno. Cerca suo marito. Eppure era vicino a lei pochi istanti fa.
“ Penso che sia a caccia”, risponde con un fil di voce, quasi scusandosi dell’assenza  di suo marito.
“ Già, lei pensa”
“ In realtà non siamo mai stati in sintonia”, precisa la regina.
“ Che matrimonio è stato il vostro, maestà?”
“Il nostro non è stato un matrimonio d’amore ma politico. Si può amare un uomo così? Io ho tentato; in fondo lui era il delfino ed io ero austriaca

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giovedì 1 gennaio 2015

LE CORTIGIANE



AUGURI A TUTTI MIEI FANS DI UN FELICE ANNO 2015 AUGURI!!!!!!!!!!!!
LE CORTIGIANE : MESSALINA, MADAME DE POMPADOUR  LA CONTESSA DI CASTIGLIONE
 tratto dal ebook Donne, Cortigiane e Regine  in prenotazione su amazon.it
MESSALINA  
La bellezza della notte con il cielo stellato mi tiene compagnia anche se la strada che sto per intraprendere è molto rischiosa. Arrivo al lupanare. C’è una fila di persone in attesa di consumare. Aspetto. Forse tre ore. Lisisca mi riceve.
“E’ venuto per consumare?”, chiede mostrando il seno prosperoso e la sua nudità.
“ E come potrei. Io vengo da un’altra epoca”, le faccio notare
“ Strano, però. Io lo vedo forte, coriaceo e sessualmente attraente”
“ La ringrazio per i complimenti. Ma non possiamo”
“ Bene. Cosa vuole sapere?”
“ Tutto”
“ Bene. Saprà tutto di me. Io sono Messalina e lavoro in questo bordello per appagare la mia sete di sesso. Forse sono malata


MADAME de POMPADOUR

Mi trovo in un bistrot parigino della parti di piazza della Concordia, ex piazza della rivoluzione. Lì a due passi da me è stato decapitato Robespierre. La cameriera   mi porta una tazza di cioccolata calda che avevo ordinato. Fa freddo a Parigi anche se non c’è ancora la neve. Il campanello della porta mi avvisa che qualcuno sta entrando. E’ lei, madame de Pompadour, la donna più potente del secolo XVII. Indossa un capotto di colore blu e ha un copricapo rosso. Mi guarda. Mi alzo. Lei si avvicina.
“Bonjour Seigneur. Sono tutta vostra”, mi saluta.

La faccio accomodare, dopo che si è tolta il cappotto. Le chiedo se vuole una tazza di cioccolata. Lei annuisce. In attesa che la cameriera le porti la tazza di cioccolato, esordisce così: Io sono Jeanne Antoinette Poisson, ma tutti mi conoscono come la marchesa di Pompadour. Sono nata a Parigi il 29 dicembre del 1721. Di sicuro mia madre era Luise Madeileine de La Motte.  Non sono  sicura che mio padre sia  Francoise Poisson. Comunque ho avuto una buona educazione nel convento di Montparnasse  e ho frequentato i salotti parigini di artisti letterati e filosofi. Quindi avevo le basi per arrivare lontana. Ero bella, giovane e … un po’ puttana. Mi scusi per la franchezza”

LA CONTESSA DI CASTIGLIONE

Esco dal bar e una giovane donna m’invita ad entrare nel taxi. Durante tutto il percorso la donna mi osserva senza dire una parola. Si limita di tanto in tanto ad osservare dal finestrino la città che ci scivola sotto gli occhi. Poi la campagna ed infine la reggia.
“ Siamo arrivati. Prego. La signora la sta aspettando. Tutte le porte sono aperte per lei. Non troverà alcuna difficoltà. La saluto”
Scendo. Osservo la reggia e m’incammino. Arrivo alla galleria grande. Non c’è nessuno, poi … sento dei passi e la vedo.
“ Buona sera, signore. Eccomi, sono a sua completa disposizione”, esordisce.
“ Buonasera signora, Può cominciare”
Virginia fa due o tre passi, mi si accosta poi si allontana. Guarda fuori a vedere le stelle e, tenendomi le spalle incomincia a parlare.
“ Io sono conosciuta al grande pubblico come la contessa di Castiglione ma il mio nome è Virginia Oldoini. Le risparmio tutti gli altri miei nomi. Sono la figlia del marchese Filippo Oldoini e della marchesa isabella Lamporecchi. Sa sono anche la cugina di Camillo. Il conte di Cavour. Anche io ,come quasi tutte le donne che lei ha intervistato, mi sono sposata presto. Lei penserà forse a tredici anni. No. 
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